NAPOLI – Giovanni Marangio è stato arrestato dalle forze dell’ordine in base ad un decreto di fermo emesso dalla Procura di Napoli, in quanto presunto affittuario di due case squillo situate in via Carlo Poerio e al corso Vittorio Emanuele, nel quartiere Chiaia a Napoli. Come si ricorderà in una delle due case di appuntamenti, quella del corso Vittorio Emanuele, si trovava una giovane prostituta ridotta in schiavitù dall’ex fidanzato e da un altro uomo.
La donna era costretta a prostituirsi e a subire minacce e aggressioni. La tenevano segregata in casa, la controllavano notte e giorno e, sotto la minaccia di una pistola, poi trovata durante le perquisizioni della polizia, la obbligavano a prostituirsi. È la storia di Genny, una ragazza di 29 anni, incinta di pochi mesi, già mamma di un bambino di tre anni, originaria di Torino ma che insieme al suo compagno lo scorso novembre è approdata a Napoli in cerca di un futuro migliore ed invece proprio lui, l’uomo che amava e di cui tanto si fidava è diventato il suo «protettore». «Il bambino che porto dentro lo devo buttare». Ai microfoni del Tg5 la donna ha parlato delle violenze subite dai clienti e dal compagno. «Quando i clienti abusavano di me – ha detto la donna – diventavo un pezzo di legno. Qualche volta andavo in bagno a vomitare. Quando litigavo con il mio compagno lui mi puntava contro la pistola, ma non gliela davo per vinta e lo incitavo a sparare». Poi, parlando del figlio di tre anni e di quello che porta in grembo, ha aggiunto: «Non vedo l’ora di rivedere mio figlio. Ma per fortuna è finita, perchè io i soldi preferisco sudarmeli. Il bambino che porto dentro di me, invece, lo devo buttare, anche se è una creatura e gli ho voluto bene fin dall’inizio. Ma non merita questo schifo». La donna, che ha «voglia di ricominciare», è partita questa sera in treno diretta a Torino. A liberarla dalla schiavitù sono stati gli agenti del commissariato San Ferdinando, diretto da Pasquale Errico. La ragazza ieri sera, stanca delle continue violenze, ha avuto la forza di chiamare il 113 e chiedere aiuto. La segnalazione è stata girata agli agenti del commissariato San Ferdinando che hanno fatto irruzione nella casa squillo al corso Vittorio Emanuele. Lui, secondo l’accusa che ha fatto scattare l’arresto nei suoi confronti, è Matteo Di Domenico, di 26 anni, originario del capoluogo piemontese. Con lui un complice, Giuseppe Marcellini, stessa età, nato a Foggia. I due, dopo aver portato la ragazza in città l’hanno obbligata a prostituirsi prima nella casa squillo di via Carlo Poerio 29, , chiusa due settimane fa dagli agenti del commissariato San Ferdinando, e poi in quella di corso Vittorio Emanuele 544 scoperta oggi nell’ambito dell’operazione condotta dall’ispettore capo Raffaele Giardiello. E tutto questo nonostante fosse incinta. Dell’organizzazione faceva parte anche un altro uomo, Giovanni Marangio, figlio di un albergatore, allo stato irreperibile, già coinvolto nella vicenda della casa squillo scoperta a Chiaia e che percepiva 150 euro al giorno mentre, dopo ogni prestazione, la ragazza era costretta a cedere l’intero incasso a Di Domenico e Marcellini. Matteo Di Domenico e Giuseppe Marcellini devono rispondere, insieme con la terza persona, irreperibile, di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù, sequestro di persona e minaccia aggravata per mezzo di un’arma.
l’Ora Vesuviana on-line