Archivio per la categoria ‘camorra’

File:Uomo di merda.jpgL‘uomo di merda nasce per una serie incredibile di motivi:   Bramosia di danaro, potere, ricatti, oppure per  pura e semplice fame. L’uomo di merda di solito ha un padrone, e detesta l’ “uomo libero” il suo naturale antagonista.

Amano circondarsi di bugie che leniscono il raro riaffiorare di un sentimento che non conoscono: la vergogna. Così magari si mettono all’ombra di un simbolo dove la parola libertà è stampata a caratteri cubitali.

Nella sostanza,  l’uomo di merda non conosce questa sensazione, è schiavo, del potere, dei soldi, o dei ricattatori, e l’unica libertà possibile è quella che bisogna garantire al proprio padrone, in modo che possa continuare libero nelle proprie scorribande.

L’uomo di merda non pensa, agisce e solitamente lo fa senza discutere. Non si pone domande sul proprio operato, perchè spesso ne ignora i risultati. In una Democrazia, in uno Stato, messi nei punti giusti, gli uomini di merda, permettono la nascita di un ospite che divorerà fino alla corteccia l’organismo ospitante. Inseriti negli apparati statali e democratici, non rispondono ne allo stato ne ai cittadini, ma ad un soggetto esterno che solitamente li tiene a libro paga e li protegge, in cambio della lenta ed inesorabile distruzione della funzione pubblica che tradiscono, protetti da norme sindacali che li rendono inamovibili, cementificando e creando cosi  in un tuttuno  lo “Statodimerda“.

Non rispondono del loro operato ai cittadini, ma al loro padrone occulto. Non c’è etica o deontologia che tenga, il padrone è il motivo più forte. Coscienza e vergogna, sono concetti astratti, e solitamente è roba da poveracci. Il padrone offre invece fruscianti banconote che leniranno le ferite per il proprio fallimento da uomini liberi.

Na ha alcuna importanza la collettività, il ruolo ricoperto e la funzione esercitata, l’uomo di merda tradisce le sue prerogative, anzi le mette in vendita. I funzionari di altri tempi “tutti di un pezzo” dei film del dopoguerra, sono durati 6 mesi. Oggi se non sei in vendita e non sei ricattabile,  non varchi nessun cancello, ne di aziende, ne di enti: assunzioni e concorsi truccati sono gestiti da altri uomini di merda che non gradiscono la preseza nei loro organici di uomini liberi e non ricattabili.

I Meridionali, celebrano l’Uomo di Merda. Chi riesce a deviare denaro pubblico sul proprio conto corrente è considerato un genio, ha poca importanza se quel denaro serviva a costruire una scuola o un asilo, un servizio pubblico essenziale: sono finiti nelle tasche del padrone locale, solitamente un uomo di merda che ha un padrone ancora più in alto che è molto più uomo di merda di lui. All’uomo di merda non basta lo Stato come associazione di “uomini liberi” che vivono nello stesso territorio e che hanno lo scopo di migliorare la vita collettiva.

L’uomo di merda, solitamente crea nuove associazioni intermedie tra lui e lo stato (per il quale spessissimo ha prestato giuramento).  A tali associazioni mette a disposizione le proprie prerogative e funzioni , nell’ambito dell’apparato statale, da scambiare con altre prerogative di altri soggetti iscritti.

Creano così una casta di soggetti privilegiati e che amplificano centinaia di volte il loro potere, dimenticando che si innestano sulla società reale, verso la quale sarebbero responsabili, se non esistessero norme che li rendono di fatto inamovibili, e pertanto a responsabilità limitata.

L’uomo libero riconosce come soggetto superiore solo lo Stato e le sue leggi.

L’Uomo di merda invece attraverso artifizi e raggiri elude.

Fanno parte della categoria Uomo di Merda:

  1. Dirigenti e funzionari pubblici che non rispettano il mandato popolare ma sono agli ordini di lobbies, potentati e politici.
  2. Giornalisti che hanno smesso di raccontare i fatti distorcendo ed omettendo la realtà, per conto e non in nome di un padrone occulto.
  3. Politici che hanno smesso di avere una propria opinione (è il minimo che si chiede ad un politico) ma dicono sempre si (yesman)
  4. Clerici pronti a sacrificare qualsiasi verità in nome del Dio Denaro.
  5. Politici che praticano il voto di scambio
  6. Persone che vendono il proprio voto
  7. Politici che rubano denaro pubblico
  8. Politici che rubano denaro pubblico con aggravante della destinazione
  9. Consulenti, amici, portaborse, portavoti, elettori consapevoli e collusi, di politici che rubano.
  10. Docenti che hanno perso il sacro fuoco dell’insegnamento
  11. Docenti che non pensano di elevare il livello di istruzione nel nostro paese, ma di fare selezione, diventando ermetici.
  12. Docenti che sono ermetici perchè non sanno un cazzo.
  13. Chiunque ricopra funzioni nell’apparato statale omettendo, falsificando, abusando, in nome proprio o conto terzi.
  14. Chiunque al punto 13. scambi le proprie prerogative con altri soggetti della stessa categoria.
  15. Chiunque ricopra ruoli istituzionali eseguendo ordini di un altro soggetto (prestanome).
  16. Chiunque pur conoscendo il valore di un principio Costituzionale, sui diritti della persona o sui necessari equilibri della democrazia, li mette in discussione per ordini altrui.
  17. Chiunque attenti alle libertà personali
  18. Chiunque attenti alle libertà personali per eseguire ordini altrui.
  19. Chiunque pone interessi personali o aziendali prima degli interessi della collettività.
  20. Chiunque sia a conoscenza di anche una sola di queste ipotesi e fa finta di niente.
  21. Chiunque si prostituisce per potere

[http://uomodimerda.wordpress.com/2009/09/14/come-nasce-l-uomo-di-merda/]

Silvio Berlusconi (left) with Bettino Craxi (r...

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Silvio è intervenuto su Rete4 a parlare di Costituzione. Vi insegniamo a leggerlo tra le righe:

Berlusconi: “Costituzione non è dogma”
Berlusconi: “Sta Costituzione ha rotto i coglioni”
E su Rete 4 attacca ancora i magistrati
Messaggio del premier in Senato alla commemorazione di Cossiga:
“Da capo dello Stato non esitò a picconare la Costituzione, ha il posto d’onore nel pantheon dei democratici”
“Piglio ad esempio Cossiga, così posso fa come mi pare, così non avrò un posto d’onore a Rebibbia”

Berlusconi: “Costituzione non è dogma” E su Rete 4 attacca ancora i magistrati Silvio Berlusconi
Berlusconi: “Sta Costituzione ha rotto i coglioni” Anche la legge ordinaria, il diritto penale ed i giudici, e lo dico dalla televisione più abusiva che detengo in disprezzo di tutte le leggi, regolamenti antitrust, sentenze europee, e regole più elementari del buon senso che mi impedirebbero di essere editore monopolista e presidente del Consiglio, ma tanto che fa, gli italiani sono dei veri beoti.

ROMA – “Da capo dello Stato, Francesco Cossiga non esitò a picconare la Costituzione che non riteneva un dogma ma una carta delle regole democratiche che riconosce al suo stesso interno la possibilità di essere adattata” e “riformata ai tempi”.
ROMA – “Tiro in ballo Cossiga, perchè se ci sono regole che mi impediscono di fare quello che mi pare, almeno ho un precedente credibile: un Presidente della Repubblica.
Lo tiro in ballo perchè la legge, generale  e astratta, va plasmata comunque sulla mia persona, adattata,
e riformata ai tempi.

Sottolineando l’impegno riformatore di Cossiga per “ammodernare lo Stato”, Berlusconi ricorda di essere “sceso in campo per difendere la libertà da forze illiberali”.
Dico a sti coglioni che voglio “ammodernare lo Stato”, ma in realtà “sto quida 16 anni (prima ci mettevo Craxy) a difendere me stesso, ed il mio patrimonio, quello degli amici e quello degli amici degli amici, dalla legge e dalla magistratura”.

In serata il premier è intervenuto alla puntata di “Vite straordinarie” su Rete 4, dedicata ad Emilio Fede. Ha attaccato Bersani, dicendo che anche con lui “la sinistra resta illiberale”.
Sono intervenuto in una puntata sulla mia tv abusiva in una puttanata che doveva chiamarsi “Cialtroni che dicono di fare i giornalisti” c’era Fido.

Ha attaccato Bersani, dicendo che anche con lui “la sinistra resta illiberale”.
Ho anche fatto finta di scagliarmi contro Bersani, voglio lui come prossimo “nemico”, me lo ha indicato Massimo.
Prevenire  è meglio che curare (“Vendola o Grillo un giorno potebbero farmi il culo”).

Poi ha elogiato il direttore del tG4.
Eh Fido, Fido, quante ne abbiamo fatte insieme, e tu hai un solo padrone, che non è certo il sacro fuoco dell’informazione libera. Sei stato il sacerdote della mistificazione e della manipolazione, solo tu sai come comunicare con i 3 milioni di analfabeti italiani che hanno come riferimento “cronaca vera” come mezzo ufficiale di informazione.

“E’ stato sostenitore delle mie battaglie da imprenditore prima e da politico poi, contro una sinistra che dice che è cambiata ma che è invece sempre la stessa; che aggredisce gli avversari e si giova di magistrati politicizzati per ribaltare il consenso popolare dato ad altri”.
E’ il mio compagno di merende in assoluto. Anche lui fascista. Ne sa una più di Spatuzza. Mi ha aiutato a far credere a tutti che i magistrati sono politicizzati. Ed è solo grazie ai beoti italiani (non finiro mai di ringraziarli) che oramai imbonisco a reti unificate, che non sono in galera come Previti e Mills, che sono solo due dei casi in cui siamo giunti a sentenza. Oppure avrei sul capo una sentenza che mi dichiarerebbe mafioso proprio come l’altro mio compagno di merende: Marcello Dell’Utri.

Il presidente del Consiglio ha continuato: “Il giorno in cui mi tirarono la statuetta in piazza Duomo.Ma Emilio, che è anche giornalista, la sera ha riportato con assoluta fedeltà le mie parole e cioè che mi sentivo miracolato: pochi centimetri più in là e sarei morto”. “I soliti magistrati politicizzati hanno sostenuto che in fondo l’attentatore mi aveva aggredito per colpa mia, perchè aveva sentito un mio comizio che lo aveva mandato in confusione. Roba da non crederci. Emilio può testimoniare questo episodio”.
Emilio mi è venuto subito a trovare in ospedale in visita strettamente privata.

E’ stato un eccellente attore quando ho messo su la faccenda della statuetta, è stato un mago nel far credere a tutti quella balla enorme. Ha recitato il suo copione magistralmente, anche un po improvvisando, come solo un maestro come lui puo fare.

Due i morti, entrambi pregiudicati: un 19enne ucciso a Qualiano. Era considerato vicino al clan Pianese

NAPOLI – Due agguati nel giro di poche ore nel Napoletano. Il cadavere di un pregiudicato di 19 anni, Stefano Falco, è stato ritrovato in serata in località Pozzo Nuovo, nel comune di Qualiano. Il giovane, originario di Mugnano, era considerato vicino al clan Pianese. Secondo una prima ricostruzione dell’omicidio, Falco si trovava da solo in auto quando è stato avvicinato da due o tre killer che hanno aperto il fuoco. Il diciannovenne è riuscito a scendere dalla vettura, tentando la fuga a piedi ma è stato raggiunto

dai colpi d’arma da fuoco ed è morto. L’omicidio si inserirebbe nella faida interna al clan Pianese che sta insanguinando da diversi mesi Qualiano.


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Castellammare di Stabia, the Gulf of Napels an...
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KILLER IN AZIONE A CASTELLAMMARE – Un altro pregiudicato, Aldo Vuolo, ritenuto dagli inquirenti vicino al clan D’Alessandro, è stato ucciso in agguato sempre in serata a Castellammare di Stabia, nel napoletano, in un agguato in località Caporivo.

Corriere della Sera.

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NAPOLI – Giovanni Marangio è stato arrestato dalle forze dell’ordine in base ad un decreto di fermo emesso dalla Procura di Napoli, in quanto presunto affittuario di due case squillo situate in via Carlo Poerio e al corso Vittorio Emanuele, nel quartiere Chiaia a Napoli. Come si ricorderà in una delle due case di appuntamenti, quella del corso Vittorio Emanuele, si trovava una giovane prostituta ridotta in schiavitù dall’ex fidanzato e da un altro uomo.

gennyLa donna era costretta a prostituirsi e a subire minacce e aggressioni.  La tenevano segregata in casa, la controllavano notte e giorno e, sotto la minaccia di una pistola, poi trovata durante le perquisizioni della polizia, la obbligavano a prostituirsi. È la storia di Genny, una ragazza di 29 anni, incinta di pochi mesi, già mamma di un bambino di tre anni, originaria di Torino ma che insieme al suo compagno lo scorso novembre è approdata a Napoli in cerca di un futuro migliore ed invece proprio lui, l’uomo che amava e di cui tanto si fidava è diventato il suo «protettore». «Il bambino che porto dentro lo devo buttare». Ai microfoni del Tg5 la donna ha parlato delle violenze subite dai clienti e dal compagno. «Quando i clienti abusavano di me – ha detto la donna – diventavo un pezzo di legno. Qualche volta andavo in bagno a vomitare. Quando litigavo con il mio compagno lui mi puntava contro la pistola, ma non gliela davo per vinta e lo incitavo a sparare». Poi, parlando del figlio di tre anni e di quello che porta in grembo, ha aggiunto: «Non vedo l’ora di rivedere mio figlio. Ma per fortuna è finita, perchè io i soldi preferisco sudarmeli. Il bambino che porto dentro di me, invece, lo devo buttare, anche se è una creatura e gli ho voluto bene fin dall’inizio. Ma non merita questo schifo». La donna, che ha «voglia di ricominciare», è partita questa sera in treno diretta a Torino.  A liberarla dalla schiavitù sono stati gli di_doemnicoagenti del commissariato San Ferdinando, diretto da Pasquale Errico. La ragazza ieri sera, stanca delle continue violenze, ha avuto la forza di chiamare il 113 e chiedere aiuto. La segnalazione è stata girata agli agenti del commissariato San Ferdinando che hanno fatto irruzione nella casa squillo al corso Vittorio Emanuele. Lui, secondo l’accusa che ha fatto scattare l’arresto nei suoi confronti, è Matteo Di Domenico, di 26 anni, originario del capoluogo piemontese. Con lui un complice, Giuseppe Marcellini, stessa età, nato a Foggia. I due, dopo aver portato la ragazza in città l’hanno obbligata a prostituirsi prima nella casa squillo di via Carlo Poerio 29, , chiusa due settimane fa dagli agenti del commissariato San Ferdinando, e poi in quella di corso Vittorio Emanuele 544 scoperta oggi nell’ambito dell’operazione condotta dall’ispettore capo Raffaele Giardiello. E tutto questo nonostante fosse incinta. Dell’organizzazione faceva parte anche un altro uomo, Giovanni Marangio, figlio di un albergatore, allo stato irreperibile, già coinvolto nella vicenda della casa squillo scoperta a Chiaia e che percepiva 150 euro al giorno mentre, dopo ogni prestazione, la ragazza era costretta a cedere l’intero incasso a Di Domenico e Marcellini. Matteo Di Domenico e Giuseppe Marcellini devono rispondere, insieme con la terza persona, irreperibile, di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù, sequestro di persona e minaccia aggravata per mezzo di un’arma.

l’Ora Vesuviana on-line

CASTELLAMMARE DI STABIA – Proprio come nel ’92. Almeno per il tipo di omicidio. Sangue a Castellammare di Stabia: poco dopo le 15 e 30 di ieri è stato ucciso Luigi Tommasino, consigliere comunale del Pd, 43 anni. L’uomo è stato freddato mentre era in auto, una «Lancia Musa», insieme al figlio tredicenne, Raffaele: la sparatoria davanti al negozio «Unieuro».

Tommasino gestiva un negozio di abbigliamento a Castellamtommasinookmare, «Interno 8». In passato il fratello Gianni, medico, è stato assessore all’Urbanistica nel Comune di Castellammare, durante l’amministrazione di Ersilia Salvato. E proprio a lui, Luigi (chiamato da tutti «Gino»), era subentrato nel 2005. Un cognato, inoltre, era autista del sindaco Sd, Salvatore Vozza (che è scoppiato in lacrime alla notizia dell’uccisione). Una vera e propria esecuzione di camorra, anche se al momento Tommasino non pare fosse collegato direttamente o indirettamente alla malavita organizzata stabiese. I sicari si sono affiancati all’auto del consigliere che procedeva lungo viale Europa. Erano in sella a una moto «Beverly» con il volto coperto dal casco. Tanti i colpi sparati contro il politico Pd: repertati 15 bossoli di calibro 9×21 parabellum. Alcuni colpi hanno omic48raggiunto Tommasino alla testa. La vittima si è accasciata sul volante e la Lancia, senza più guida, è finita contro la vetrata del negozio «Unieuro». Illeso il figlio tredicenne, nonostante la pioggia di fuoco, segno che i sicari erano molto esperti e non volevano fare una strage ma colpire il “bersaglio da eliminare”. Le indagini – Le modalità lasciano pensare a un agguato di camorra, ma l’uomo- incensurato, un passato da funzionario della ditta di orologi «Sector» – viene considerato nella città stabiese un politico «irreprensibile». Viste le modalità dell’omicidio, sul posto si sono recati anche i pm della Dda competente sull’area di Castellammare, Claudio Siragusa e Pierpaolo Filipelli. Le ipotesi investigative – Viene al momento scartata la pista politica, sebbene in passato Gino abbia ricoperto l’incarico di segretario cittadino della Margherita. Si guarda agli affari: il politico sarebbe stato interessato ad alcuni appalti e ad attività legate al campo assicurativo e dei rifiuti. Per questo motivo, è stato perquisito il suo ufficio a Castellammare, sopra la boutique gestita dalla moglie: sequestrate agende, fascicoli e il computer. Le ultime ore – Gino era stato visto verso le 10 a Palazzo Farnese, sede del Comune di Castellammare di Stabia. Tranquillo, sorridente come d’abitudine, era passato per la commissione «Politiche sociali». Poco prima aveva preso un caffè nei pressi del municipio con il sindaco Vozza. «Appariva assolutamente tranquillo, non c’era nessun segnale di quanto è poi accaduto», ha raccontato il primo cittadino. Il ruolo politico – Poco in vista, descritto come una personalità non forte, il consigliere ucciso sosteneva l’ amministrazione comunale guidata dal sindaco Vozza, appoggiata da una parte del Pd, e dall’Udeur. Venerdì scorso, quando al Comune di Castellammare di Stabia stava per aprirsi la crisi politica, Tommasino era stato tra i firmatari, con altri 17 consiglieri, di un documento di appoggio al primo cittadino. Pochi, dal 2005 ad oggi, i suoi interventi in consiglio comunale.

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«Sgomento e rabbia» per la morte del consigliere comunale Luigi Tommasino vengono espressi in una dichiarazione del sindaco, dell’intero consiglio comunale e dalla giunta. «Una morte inaudita – dice Salvatore Vozza – che sconvolge tutti quanti noi. Davanti alla tragedia della morte di Gino Tommasino, siamo convinti della necessità che l’intera città di Castellammare di Stabia gridi il suo no alla camorra». Sindaco, Giunta e consiglio rivolgono un appello «a tutti i cittadini che possano essersi trovati nelle vicinanze del luogo, al momento dell’ omicidio, affinchè forniscano agli inquirenti elementi utili alla ricostruzione del fatto. La loro collaborazione potrà essere utile anche a dimostrare che Castellammare di Stabia è una città che non ha paura». Su Facebook – Il suo profilo è sul social network con 262 amici, tra cui colleghi di partito come il sindaco di Portici Cuomo, il consigliere provinciale Diego Belliazzi, il presidente del Consiglio comunale di Napoli, Leonardo Impegno, l’ex ministro Luigi Nicolais e il parlamentare Riccardo Villari. Era fan di Giovanni Paolo II e di Berlusconi e Brunetta, insolito per un politico del Pd. Come insolite potrebbero essere le evoluzioni di questo caso dove le modalità e le tecniche di esecuzione sono della camorra, ma gli intrecci con la politica sembrano il frutto di una trama dell’ennesima spie story sotto il Vesuvio. Il delitto di Gino Tommasino, infatti potrebbe essere ricondotto a quello avvenuto, sempre a Castellammare di Stabia nel ’92, quando fu ammazzato Sebastiano Corrado, consigliere del Pds poi, dopo morto, finito in un giro di mazzette per l’ospedale San Leonardo, dove lavorava. L’11 marzo del 1992 alle 14,30 a Castellammare di Stabia venne assassinato Sebastiano Corrado, 45 anni, consigliere comunale del Pds. Due killer a bordo di una moto lo hanno avvicinato mentre stava tornando a casa in via Virgilio e gli spararono contro 4 colpi di pistola al bersaglio grosso e uno, quello di grazia, alla testa. L’omicidio del consigliere comunale del Pds avvenne in piena campagna elettorale. Sebastiano Corrado aveva fatto parte di alcune commissioni comunali (Bilancio e Finanze, Urbanistica) nelle quali aveva assunto il ruolo di intransigente moralizzatore. Il delitto di camorra portò nella casa della vittima, il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, il ministro dell’Interno Scotti, il segretario del Pds Achielle Occhetto, numerosi parlamentari di tutti gli schieramenti e il giorno dei funerali si svolse una grande manifestazione contro la camorra. GLI ARRESTI – La omi3realtà era, purtroppo diversa, Sebastiano Corrado era impiegato all’ospedale di Castellammare, nell’ufficio economato e qualche mese dopo il delitto ci fu una pioggia di arresti e Corrado era coinvolto in quella inchiesta che attraversava in diagonale la società di Castellammare dagli insospettabili agli uomini dei clan. Il 19 giugno del 1992 vennero arrestati per corruzione 12 persone amministratori dell’Usl 35 e altre sei risultarono ricercate per l’omicidio proprio di Sebastiano Corrado. L’inchiesta riguardava un vorticoso giro di mazzette legate agli appalti e alle forniture per la Usl di Castellammare. tra le persone arrestate il 19 giugno. le tangenti pagate andavano dal 10 al 20% dell’importo dell’appalto o della fornitura. E se fosse stato vivo, affermarono gli investigatori, anche Sebastiano Corrado sarebbe stato fra gli arrestati. Era però stato ucciso e quindi non si è proceduto contro di lui, né ha potuto difendersi dalle accuse. I responsabili dell’omicidio del consigliere comunale del pds vennero poi arrestati qualche mese dopo.

l’Ora Vesuviana on-line

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NAPOLI
L’imprenditore Alfredo Romeo in carcere a PoggiorealeE’ deciso a dare battaglia, molto più sicuro di sé che nel primo interrogatorio. Il 23 dicembre, quando il gip Paola Russo e i pm dell’inchiesta «Magnanapoli» lo incontrano di nuovo in carcere, Alfredo Romeo usa toni a tratti aggressivi, a tratti sprezzanti quando parla degli assessori che, secondo l’accusa, corrompeva. E potrebbe addirittura essere interpretato come una minaccia quella che lancia durante la sua lunga premessa al confronto di tre ore e mezzo con i suoi accusatori.

Gli immobili del Comune
Dopo aver rivendicato l’efficienza della «Romeo» nella gestione degli immobili del Comune, l’imprenditore butta sul tavolo tutto il suo disprezzo nei confronti degli amministratori, non solo napoletani: «C’è una sorta di incompatibilità da parte della pubblica amministrazione nel gestire processi complessi, con l’interferenza micidiale dal punto di vista politico… Io potrei disegnarvi la mappa degli interessi elettorali attraverso i contratti di locazione… ereditati dal Comune di Napoli, o dal Comune di Roma. Sono sempre stati serbatoi dal punto di vista elettorale. Attenzione, noi viviamo in una città dove un avvocato viene ammazzato per recuperare il canone… noi ne gestiamo trentamila, con tutto quello che può significare andare a chiedere canoni a persone estremamente politicizzate».

Belzebù e gli assessori
Si lamenta, Romeo. Si sente preparato («Sono riuscito a leggere tutto – le carte dell’accusa, ndr – con la massima concentrazione possibile in questo posto…»), per poi dichiararsi un perseguitato: «Sono riuscito a leggere una serie di quotidiani e farmi un’idea su questo personaggio (se stesso, ndr), questo Belzebù che vorrei chiarire chi sia davvero». Chiariamo pure, dice il pm, a cominciare dai rapporti con gli amministratori indagati. «Vuole un mio parere personale? Se lo lascia dentro il computer e non esce da questa stanza: incapaci». Giura che erano loro, gli assessori, a cercar lui, non il contrario. Al pm che gli chiede se i politici fossero «amici che le venivano a chiedere un consiglio o nemici che venivano a chiedere un accordo», risponde: «Io ero sempre in guardia». Pm: «Ci dica perchè si doveva proteggere da queste persone». Romeo: «Nella dimensione locale non ne avevo motivo, comunque stavo sempre in guardia». Pm: «E i politici nazionali?». Risposta: «Erano tutti uguali». Pm: «Durante il precedente interrogatorio lei li ha definiti “jene”. Quel termine è riferito alla situazione locale, a quella nazionale o a etrambe?». Romeo: «E’ in genere quel termine lì».

«Aggredito dai politici»
Romeo, naturalmente, protesta la sua innocenza, anche negli altri processi che in passato l’hanno visto coinvolto. «Il mio destino – dice – è di essere sempre imputato per una cosa (appalti, ndr) che non si fa». Allude al fatto che l’”affaire” da 400 milioni di euro della Global Service, il sistema integrato per la manutenzione delle strade di Napoli, in realtà non è mai decollato. Poi insiste sui politici: il vero motivo di tutti i rapporti con loro, spiega, è l’autodifesa: «… Io mi servo di questo solo per difendermi nelle gare, null’altro! Solo per difendermi dal fatto che non mi aggrediscano». E racconta ad esempio dell’appalto che si aggiudicò a Roma per la gestione del patrimonio immobiliare del Comune: «Non ero io che dovevo vincere! – esclama rivolto ai magistrati -. Chiamatevi Rutelli (sindaco all’epoca dei fatti, ndr), non ero io che dovevo vincere! Hanno trovato il cilindro aperto e hanno trovato il prezzo migliore… mi sono trovato vincitore con l’ira della Lanzillotta (Linda Lanzillotta, ministro degli Affari regionali nel Governo Prodi, ndr) e Rutelli». E a Milano? La stessa cosa: «Ho vinto la prima volta, la questione è finita in Giunta… Albertini (sindaco dell’epoca, ndr) in Giunta ha detto: “Questo camorrista di Napoli amico di Bassolino non può venire”. Ah, gli atti! Andatevi a prendere gli atti del Comune di Milano! Ho fatto ricorso e loro: “Ah, che facciamo? Siccome c’è Edilnord (concorrente all’appalto, ndr) non può perdere Edilnord perchè non può vincere Romeo. E siccome Romeo è bravo e se facciamo un’altra gara vince lo stesso, spacchiamo i lotti, ne facciamo tre così anche se vince Romeo noi ce lo teniamo fra le scatole però entra Edilnord…».

«Buon rapporto con De Mita»
I magistrati insistono per approfondire i rapporti fra l’imprenditore e politici di rango della Margherita. De Mita? «Ho un ottimo rapporto». Rutelli? «L’avrò visto in vita mia sì e no una volta, non ho alcun rapporto diretto con lui. Ho gestito il patrimonio immobiliare del Comune di Roma nei primi cinque anni. Non sono mai andato a parlare con il sindaco (Rutelli, ndr), né il sindaco ha parlato con me». Strano, osservano i magistrati, visto che Romeo partecipava alla vita del partito. «Sì – ammette l’imprenditore -. Avevo quote nei giornali l’Indipendente, che ho ceduto quadagnandoci, e il Riformista, che ho venduto anche lì guadagnandoci». Oltre a Europa, il quotidiano organo della Margherita. «Lei ha sponsorizzato un congresso della Margherita?», chiede il pm. Risposta: «Sì». Pm: «Dove appariva la sua…». Romeo: «Non è che doveva apparire. Mi hanno solamente telefonato un sacco di persone per dirmi che in tv c’erano stati cinque o sei passaggi…». Pm: «Di Romeo Gestioni (si riferisce l’mmagine del logo, ndr)?». Romeo: «Sì». E poi il pm vuole sapere di un incontro con l’ex ministro dell’Istruzione Fioroni, anche lui Margherita. «Sono stato da lui su richesta di Gambale (assessore di Napoli finito in carcere, ndr) perchè Fioroni dal ministero doveva aderire a una convenzione Consip (società del ministero delle Finanze che gestisce i sistemi informativi e la razionalizzazione degli acquisti nella pubblica amministrazione, ndr). Ma l’adesione non è mai avvenuta». Chiede il pm: «L’idea dell’incontro partì da Gambale o da Fioroni?». Risponde Romeo: «Secondo me Gambale l’ha proposto a Fioroni… Guardi, io ho imparato che in politica… giocano».

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event_4728267Il 628 è il meetup che è riuscito a mettere insieme, faticosamente un gruppo di lavoro, ha realizzato le uniche cose che sono state fatte dai gruppi di Grillo nel Nolano (il resto è aria fritta). Poi un bel giorno a Di Pietro servivano dei “grillini” nel Nolano, gli si presenta Franco Barbato (che non era un grillino) e che ha cercato legittimazione avvicinandosi al gruppo  628.

Alcuni iscritti del meetup hanno lavorato al progetto, una delle quali sintetizza in poche parole quali erano le loro metodologie di persuasione:

Così dal disappunto del 628 nasce a Nola l’848, chiamato anche per gli amici “dal produttore al consumatore”.

Così i vari politici che si avvicenderanno non dovranno avere alcun fastidio per le metodologie applicate nel “carpire il consenso” dell’elettorato.

Tutti i politici, anche quelli che nell’ombra, potranno contare sui nuovi “capetti” del 848 e sulla loro “omertà”.

Questa gente è stata messa alla prova.

Davanti ai fatti hanno fallito, e  non dovrebbero più darla a bere a nessuno, ma si sa, siamo in Italia, il posto dove tutto è possibile, figuriamoci un po di voto di scambio. Cosa vuoi che sia?

E per questo aiutati dai politici che ne tirano i fili, ben nascosti, si sono appropriati anche del lavoro di un anno per mettere insieme 118 persone sul meetup, fondando un altro meetup (848).

nb. i giudizi sulle persone non sono di carattere personale, bensì politico.

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    Sabato 23 Febbraio in piazza Dante a Napoli, dalle 12:00 a 00:00, avrà vita Il Giorno del Rifiuto!

    Artisti, scienziati, cittadini si alterneranno sul palco per parlare con chiarezze e con documentazioni scientifiche della situazione dei rifiuti a Napoli e in Campania.

    Sarà una giornata dipura informazione perchè scevra da ogni tipo di interesse se non quello per una vita sana, pulita e giusta per tutti ma proprio tutti.

    Questo evento è stato organizzato senza sponsor di nessun tipo, è un evento finanziato da semplici e onesti cittadini di Napoli, della Campania e d’Italia che con un euro per uno hanno creato una giornata che non avrà precedenti.

    Saranno con noi Beppe Grillo, Franca Rame, Alex Zanotelli,

    Maurizo Pallante, Dott. Gentilini, Paul Connet, Prof. Lucarelli, il dott. Comella, il dott. Marfella, il prof. Ortolani, il prof. De Medici, Alessandro Iacuelli

    Edoardo Bennato, Enzo Gragnaniello, Tony Cercola, Sasà Mendoza and quartet jazz, Spakka-Neapolis 55, Nello Daniele, Polo La Famiglia, Capone & Bungt Bangt, Enzo La Gatta e le nuove nacchere rosse, Giovanni Block e Masnada, Antonio Diana, Peter’s Gospel Choir, Anna Troise, Zorama, Impact e tanti altri…

    Questo evento ci deve dare soprattutto speranza, quella speranza che politici, cammorristi imprenditori corrotti hanno cercato così fortemente di toglierci. Fortunatamente gli è andata male, ma proprio male!

    La città di Napoli è pronta a riprendersi la speranza che gli appartine, la sua intelligenza, la sua cultura e soprattutto la sua umanità. Se le persone sono unite nella loro passione, forza e fiducia non c’è politico o ostacolo che le possa fermare.

    Questi non-uomini, zombi mangia soldi e ossigeno che si fanno chiamare “politici” saranno spazzati via dalla speranza degli uomini in un sogno più alto, condiviso, giusto e felice.

    Mentre noi differenziamo, riusiamo, recicliamo comprando ogni cosa con intelligenza e accortezza, mentre noi raccogliamo l’umido per fare dell’ottimo compost… gli inceneritori rimarranno delle cattedrali nel deserto attraverso le quali si potrà vedere le opere dei non-uomini politici che ci ricorderanno sempre le nostre disattenzioni di uomini affinchè ciò non avvenga mai più.

    Il 23 febbraio sarà un altro giorno di libertà che tutti con fatica, impegno e divertimento ci stiamo riconquistando. Il cambiamento è già inziato…

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        Video Spot per il Giorno del Rifiuto,Piazza Dante 23 Febbraio ore 12/00
  • “mamifacciailpiacere”

    Questa era esattamente la dottrina di Cristo, quella che predica Mastella, la moglie e l’Udeur tutto. Infatti Cristo nel Vangelo secondo Mastella, consorte e nipoti e parenti tutti, predicava la concussione, la corruzione, il concorso esterno alle associazioni a delinquere, l’abuso della propria posizione personale per trarre vantaggi ingiusti a se ed ai suoi congiunti.

    Mastella non ci ha ancora spiegato la situazione di Catanzaro e nemmeno quella dei suoi appartamenti romani comprati per pochi euro.

    La Signora Lonardo quando pensa al cristianesimo intende il vecchio e glorioso Democristianesimo che non è una religione ed è stato perseguito lasciando superstiti in giro (il marito) che non si sono fatti aspettare più di tanto per fare peggio e più di prima.

    A sentire questa gente la corruzione dilagante delle istituzioni italiane che ci rende famosi nel mondo sta sempre da qualche altra parte…. non sono mai stati loro, nemmeno quando li prendi con il sorcio in bocca.

    E giù con la solidarietà, da destra da centro e da sinistra. Ed allora è tutto vero, è un unica banda, la BB, li abbiamo messi alla cassa fidandoci ciecamente.

    Ci hanno lasciati in mutande. La casta dovrà restituire fino all’ultimo Euro.

    Mastella, a cui sono stati contestati sette reati (concorso esterno in associazione per delinquere, due episodi di concorso in concussione e uno di tentata concussione, un concorso in abuso d’ufficio e due concorsi in falso),risulta sotto indagine assieme al consuocero Carlo Camilleri (piantonato dagli agenti della polizia penitenziaria nell’ospedale Rummo di Benevento dove è stato ricoverato martedì sera, in seguito di un improvviso malore) e agli assessori regionali dell’Udeur, Luigi Nocera ed Andrea Abbamonte. In particolare, secondo quanto si è appreso, i quattro avrebbero costretto Bassolino ad assicurare loro la nomina a commissario dell’Asi di Benevento di una persona «liberamente designata da Mastella». Non è stato però precisato quale sia stato l’elemento di pressione utilizzato nei confronti del capo della giunta regionale, forse solo un «ricatto» politico, ovvero la minaccia di uscire dalla coalizione di maggioranza (al punto da far dire all’ex ministro leghista Roberto Maroni: «Se è così, allora siamo tutti colpevoli»).

    Oltre a Mastella e alla moglie sono coinvolti nell’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere politici e amministratori pubblici campani, nonché esponenti a vario livello dell’Udeur. In totale sono 23 le ordinanze di custodia cautelare (quattro in carcere e 19 ai domiciliari) e i provvedimenti interdittivi notificati ad assessori, politici e funzionari. Tra questi anche due assessori regionali della Campania e alcuni consiglieri dell’Udeur. L’inchiesta giudiziaria riguarderebbe un presunto giro di favori e assunzioni pilotate. L’episodio contestato alla moglie di Mastella non è in realzione alla vicenda Bassolino, ma riguarderebbe le modalità seguite per una nomina nell’ospedale di Caserta. Ma in questo contesto si inserisce anche un curioso gioco del destino e delle parentele, come fatto notare anche da alcuni esponenti politici: il direttore dell’ospedale di Caserta, Luigi Annunziata, che avrebbe ricevuto pressioni da parte dei Mastella e di altri esponenti dell’Udeur per alcune nomine di primari, viene ritenuto politicamente vicino a Sandro De Franciscis, che è presidente della provincia di Caserta e nipote del procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere, in quanto figlio di una sorella della moglie.